Eloda Rossi blog

LUDOVICA

Roma, fine ottobre 1993. Ero piazzata sull’uscio di casa, mentre il mio grande amico Carlo D’Erasmo saliva le scale e, sprizzando felicità, mi annunciava: sta per nascere, manca poco.

Beh, risposi scherzando, vedrai che nasce il 4 di novembre. È il tuo onomastico e anche il mio compleanno. Porta bene.

Sembrava un gioco e invece, già allora, Ludovica ci sorprese e nacque esattamente il 4 novembre.

Una bella bambina, diventata presto una bella ragazza e, oggi, un’affascinante signorina (eccola in una foto recentissima). Cresciuta in una famiglia deliziosa, con la mamma Angela e il papà Carlo dai caratteri positivi e ottimisti, Ludovica è sempre sorridente, felice di vivere, solare e talentuosa.

Tra le tante sorprese che hanno inorgoglito i suoi genitori (e anche me), la più recente è davvero straordinaria. Forse per divertimento, da un po’ di tempo Ludovica ha iniziato a scrivere filastrocche, dimostrando immediatamente un’attitudine straordinaria e decisamente singolare. Già, perché non è consuetudine dimostrare abilità nello scrivere versi – visto che di versi si tratta – di questo genere. È un dono, io credo, e non basta avere una buona penna. C’è bisogno di quel “di più” in cui è raro incappare.

E infatti, mentre oggi la poesia ha smarrito la metrica – a mio parere (apparentemente) facilitando l’attività dei poeti e, di contro, rendendo più complessa l’individuazione del vero artista – la filastrocca richiama alcuni canoni metrici del passato poetico per mescolarli a una necessaria dose di spensierata fantasia, imponendo così qualità artistiche molto rare. Non è un caso che il mondo è pieno di scrittori e di aspiranti tali, infinitamente meno di autori di filastrocche.

Brava la nostra Ludovica. I tuoi genitori e io siamo fieri di te.

E orgogliosamente ci piace dire che anche il mondo letterario si è accorto del tuo talento e ti sta premiando.

Permettimi di invitare alla tua serata (in locandina) tutti quelli che leggeranno questo mio breve articolo, lasciando a chi vorrà partecipare una dose di mistero che ora non intendo svelare. Perché parlerò ancora di te, in un prossimo articolo più denso, dopo l’evento.

Avrai capito, dunque, che ci sarò alla serata di venerdì prossimo, felice di averti vista crescere così bene.

 

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