Elodia Rossi

N. 3 – Il Progetto di una Chiesa

Terza riflessione pratica per la “Costruzione di un Progetto”: si passa alla definizione della forma.

L’idea individuata per dare corpo alla Chiesa, come sinteticamente rappresentata nell’articolo “Il Progetto: l’Idea”, doveva poi tradursi in forma compiuta.

Il primo passo è stato quello di disegnare e ridisegnare più volte, sia continuando a schizzare, sia trasformando gli schizzi in primi elaborati metrici, la forma appena accennata a seguito dell’individuazione dell’idea.

Le dimensioni venivano dallo spazio utilizzabile dello slargo di accoglienza. Fatti salvi i vincoli urbanistici (in particolare, il rispetto delle distanze dalle preesistenze e dall’arteria di collegamento passante perpendicolarmente al fronte) sapevamo che le dimensioni massime, in larghezza e in lunghezza, erano di circa 24 metri ciascuna.

Le disposizioni della Conferenza Episcopale Italiana sul tema, raccolte nel documento “La Progettazione di Nuove Chiese”, insistevano sull’importanza di conferire una forma innovativa all’Aula Liturgica Principale, tendendo a favorire il raccoglimento dell’assemblea intorno al Presbiterio. Una sottile indicazione che riportava costantemente all’adozione di forme circolari. Cosa che a noi progettisti non piaceva, anche in ragione dell’odierno e massiccio proliferarsi di Chiese tondeggianti, spesso ripetitive. Dunque ci siamo trovati di fronte a una nuova sfida: cercare il modo di superare questo vincolo con una soluzione diversa, più interessante e nuova.

La scelta dell’intersecazione delle sagome del Sukkà ci veniva in aiuto. D’altro canto, anche la prima delle forme schizzate (l’ultimo degli schizzi resi visibili nell’articolo precedente) già percorreva la strada di un’evocativa circolarità, conseguita tramite una differente elaborazione formale.

Modellando e rimodellando, siamo arrivati a capire quale poteva essere la migliore delle soluzioni. Il tutto era reso possibile attraverso le diverse dimensioni – non solo in larghezza e in altezza, ma anche in lunghezza – delle sagome del Sukkà. Il contenitore che ne era derivato raccoglieva l’Aula Liturgica principale.

A questo punto, dovevamo collocare gli altri ambienti fondamentali del corpo Chiesa. In particolare, la Cappella Feriale e il luogo delle confessioni, visto che le norme CEI ne imponevano la separazione, sebbene con collegamenti interni. La volontà di non sacrificare il fronte dell’edificio, ci ha portati a posizionare i due nuovi corpi sul lato destro, verso il fondo, dove le sagome del Sukkà andavano a restringersi. Anche per questi nuovi volumi abbiamo utilizzato l’ispirazione delle intersecazioni a Sukkà, giocando con differenti dimensioni.

C’era poi da stabilire posizione e forma del campanile. Evocando alcuni egregi esempi del passato, per dare un segnale di continuità funzionale, abbiamo deciso di separare il corpo Chiesa da quello del campanile. Così lo abbiamo collocato sul fianco destro, in linea col fronte.

Un lavoro enorme, attento, che però ci ha ripagati emotivamente. L’edificio immaginato ci sembrava organico, ben concepito, innovativo nella forma.

Abbiamo allora lavorato con strumenti di renderizzazione immediata, così da trovare conferma alle nostre aspettative. Ciò che ci appariva era, per noi, soddisfacente. Ma c’era ancora molto da studiare, pensare, articolare, rifinire, definire. E avrete modo di valutarne l’evoluzione.

Vi lascio esaminare un paio dei primi render.

  

I corpi a sagoma parallelepipeda sono le preesistenze, incluso quello addossato alla Chiesa, sul retro (contenente, tra l’altro, la Casa Canonica che è stata da noi ripensata internamente).

Alla prossima puntata.

N. 1 – Il Progetto di una Chiesa

Nell’articolo Cos’è un Progetto (dedicato in particolare agli studenti di architettura) ho cercato di rappresentare il vero significato del progettare e il senso proprio del Progetto, quale elevato momento creativo.

Ora desidero approfondire la tematica con un primo esempio che si comporrà di alcuni articoli in sequenza. L’obiettivo è focalizzare, dal mio punto di vista, i momenti più importanti del lavoro di costruzione di un progetto architettonico.

Voglio evitare estremizzazioni concettuali e letteratura pura, pertanto affido questa descrizione a un caso concreto che mi appartiene. Sono certa che nulla più di un’esperienza vissuta possa essere trasmessa efficacemente.

Ho scelto di utilizzare il progetto di una Chiesa, ideato ed elaborato da me e dal collega Franco Lombardi. Si, quello di cui vedete qualche particolare qui appresso.

Ciò che mi spinge a trattare questo caso richiama alcuni elementi importanti. In primo luogo, è stata un’esperienza affascinante dal punto di vista puramente creativo/progettuale. Ma anche un’esperienza decisamente sofferta, assoggettata a percorsi amministrativi e di relazioni molto difficili e deludenti. L’idea portante, l’anima di questo progetto, il suo significato, le scelte formali e materiche, il complesso schema che ha condotto alla sua definizione, nel tempo hanno subito interferenze che, a mio parere (e a parere dell’architetto Lombardi), ne hanno pesantemente mortificato il senso. Architettura violata, ragazzi: ritorna un tema già affrontato.

Ma parlerò del progetto originario (il vero progetto), delle fasi che ne hanno permesso la definizione, dell’impegno e della passione che ne hanno guidato le scelte. Lo farò per step successivi, nella consapevolezza che la contrazione del racconto a un solo articolo richiederebbe una sintesi niente affatto utile.

Procederò in questo modo:

  • il prossimo articolo (N. 2) parlerà dell’idea, delle modalità di ricerca dell’idea che noi progettisti dell’architettonico abbiamo ritenuta vincente,
  • il successivo (N. 3) affronterà il tema della prima definizione formale, anche in relazione agli spazi d’accoglienza e ai vincoli di natura urbanistica,
  • poi (N. 4) parlerò del percorso di analisi e di scelta dei materiali di costruzione e di rifinitura,
  • poi ancora (N. 5) rappresenterò le motivazioni che hanno determinato la definitiva scelta formale, anche in ragione dei materiali selezionati e delle componenti illuminanti. E cercherò di far capire quanto siano correlate le argomentazioni,
  • infine (N. 6) parlerò, sebbene superficialmente, di alcuni elementi che ritengo necessari per completezza di trattazione.

Ho in mente, a seguito di questo percorso illustrativo, composto di articoli sequenziali, di pubblicare – ovviamente insieme all’architetto Lombardi – un e-book nel quale raccogliere ed estendere tutte le tematiche affrontate, al fine di fornire materiale organico sulle modalità di costruzione di un progetto. Ovviamente si tratta di un percorso artistico e tecnico che sottintende emotività personali. Ma non è forse questo il vero significato del fare architettura?

Translate »