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18 febbraio 2017

Questa mattina, all’alba, è venuto a mancare un esponente elevato della cultura italiana: Pasquale Squitieri.

Pensatore acuto e sorprendente, ha portato sullo schermo ben 24 film e in teatro molte opere.

Grande regista e autore di rottura, mai asservito a nessun sistema, mai timoroso di divulgare il suo pensiero (e non è da tutti): un vulcano d’idee. Forte della sua tempra mediterranea, portatore di un patrimonio culturale ampio (quale rara e vivace proiezione del glorioso passato cinematografico italiano), sapientemente provocatorio, intollerante verso il compromesso, mentalmente libero. Come per i veri pensatori, è stato vittima di lobby che, in pratica, hanno spesso tentato di oscurare la prorompente potenza della sua lucida mente. Ma ha combattuto, fino alla fine. Ha fronteggiato il mondo con quell’impeto che solo un grande uomo di cultura possiede.

Ho avuto il privilegio di lavorare con lui, sia per il cinema che per il teatro, nel ruolo di scenografa.  Ho avuto il privilegio di conoscerlo molto bene e di apprezzarne le elevate doti artistiche e umane. Ogni volta che lo incontravo, sui set, sulle scene, o semplicemente per amicizia, imparavo qualcosa di più. Il suo spirito di analisi critica della storia e degli avvenimenti odierni era sorprendente. Lasciava pensare a lungo, sollecitava la valutazione: e questa è la verifica della sua potenza intellettuale.

Il suo mestiere era per lui la vita. Arte vera, priva di indulgenza verso il ricavo, perfino coscientemente dura, inattaccabile.

A lui, a Pasquale, devo questo sincero ricordo.

Elodia